EUTANASIA LA DOLCE MORTE


Questa mattina sono stato chiamato per eseguire un’eutanasia in un gatto affetto dal virus dell’immunodeficienza felina da più di un anno e che ormai non rispondeva più ad alcuna terapia e non mangiava da alcuni giorni.
Le condizioni estreme e il non voler cadere nell’accanimento terapeutico hanno spinto la proprietaria e me a prendere questa estrema decisione.
Rossino, questo il nome del gatto, tramite “la morte dolce” ha smesso di “soffrire“ si è addormentato e dal quel sonno non si risveglierà più.
Ogni proprietario di animali teme che prima o poi dovrà prendere la decisione che nessuno vorrebbe prendere, teme di dover decidere lui in prima persona della vita e della morte del suo animale.
Non esiste un protocollo univoco a cui rivolgersi ma a mio avviso bisogna prendere in considerazione diversi aspetti.
Prima di tutto l’eutanasia non deve comportare alcuna sofferenza o stress per l’animale. In ogni caso bisogna eseguire una profonda anestesia e solo in seguito con l’animale completamente addormentato, e non soltanto immobile, eseguire la puntura letale.
Non voglio minimamente entrare nella farmacocinetica del farmaco che si usa. Esso è stato concepito per avere un’azione sia sul cuore che sui polmoni che sul cervello e per non determinare alcun tipo di sofferenza.
L’unico problema della dolce morte sta rinchiuso nel perché si dovrebbe fare.
Per quale motivo dovrei preferire l’unica strada a cui non c’è rimedio alle mille alternative date dai farmaci o dal ricovero o dall’assistenza continua.
Mi devo mettere nei panni dell’animale per decidere?
Devo credere in una vita oltre per rincuorarmi e far fare la “puntura”?
Sono tutte strade sbagliate, un animale non chiederà mai di morire, non sceglierà mai quella via, semplicemente perché la vita è l’unica cosa che ha e non vi può rinunciare.
Per cui io non posso pensare come loro e sicuramente loro non penseranno mai come me.
Ma devo comunque decidere io.
Devo decidere se lui soffre e se questo dolore è tale da pregiudicare tutto il resto.
Ho visto cani che con tumori mammari aperti e spurganti materiale continuavano a mangiare a giocare e relazionarsi con gli altri.
Devo capire se il suo stato è contrario al suo essere e qualsiasi cosa decida di fare la devo fare solo ed unicamente per lui.
Presa la decisione perché ritengo che sia quella giusta per lui, non devo rimandare o tentennare. Non bisogna arrivare ad una esecuzione.
Il concetto a cui bisogna aggrapparsi e che la morte fa parte della vita e che da morto tornerà ad essere ciò che era prima di nascere.