ACCANIMENTO TERAPEUTICO


Questo è un argomento estremamente delicato e soggettivo. Non esiste una posizione totalmente giusta o una totalmente sbagliata e la nostra cultura e il nostro credo religioso intervengono pesantemente.

Prima di tutto cos’è l’accanimento terapeutico? Definizione dal dizionario medico Treccani: “l’ostinazione nell’impartire trattamenti sanitari che risultano sproporzionati in relazione all’obbiettivo terapeutico”.

Praticamente il voler proseguire una terapia consapevoli che questo non porterà ad alcun miglioramento nella malattia dell’animale e in alcuni casi che potrebbe portare dei peggioramenti. Passiamo a degli esempi pratici che forse possono dipanare un po’ la nebbia che sta sorgendo.
Alcune patologie si presentano in maniera cronica nei nostri amici e non danno dei sintomi o dei segni clinici cosi imponenti ed importanti da debilitare la vita stessa. Un’insufficienza renale in un gatto anziano, l’artrosi nel cane o i problemi ormonali legati alla tiroide o alle surrenali, solo per fare alcuni esempi. Siamo di fronte a patologie che non riusciremo mai a debellare o a far guarire il nostro peloso, nel contempo con le giuste cure pur non facendo migliorare la malattia renderemo la vita del nostro animale degna di essere vissuta.

Quindi in questo caso la mia terapia anche se non farà migliorare la malattia prolunga la vita ed è una vita degna di essere vissuta. Non parlo di accanimento terapeutico in questo caso. Altre patologie, come un carcinoma alla milza o un tumore osseo dove l’unica soluzione è chirurgica, non comportano un allungamento della vita dell’animale (nel momento in cui faccio la diagnosi purtroppo quasi certamente le metastasi sono già partite) ma evitano inutili sofferenze legate al tumore stesso. Anche in questo caso non parlerei di accanimento terapeutico.

Se invece sono di fronte ad una patologia che va a minare la dignità e il benessere fisico e psichico del mio amico peloso e dove il prolungare la vita in realtà non prolunga il suo benessere, allora sì che parlo di accanimento.

Un esempio che mi sovviene è legato a quelle patologie che non permettono più il movimento dove subentrano anche i problemi legati al decubito. O patologie dove solo con una idratazione forzata ottengo miglioramenti che poi svaniscono nell’arco di alcuni giorni. Tutte situazioni in cui c’è la sofferenza del mio compagno.

Purtroppo la mia esperienza ventennale mi ha più volte portato a scontrarmi contro il muro economico e contro la convinzione che l’essere vecchio sia una malattia. Ed in entrambi i casi più persone hanno preso come scusa l’accanimento terapeutico per non dare chance all’animale. Qui intervengono solo scelte personali e non mediche.

Non dobbiamo dimenticare che il cane o il gatto o qualsiasi essere vivente diverso dall’uomo non ha il concetto della morte, non sono in grado di concepire il mondo senza di loro o l’addormentarsi senza il risveglio e quindi è solo nostra la decisione del proseguire o meno nelle cure.

In cuor mio al cliente che mi chiede: “e se fosse il suo cane/gatto?“ rispondo che se non soffre ed ha una vita dignitosa tutto ciò che si può fare lo farei, in caso contrario no.