Prolasso della ghiandola della terza palpebra o CHERRY EYE


Il prolasso della ghiandola della terza palpebra è la patologia più frequente a carico della terza palpebra nel cane.
Consiste nella fuoriuscita della ghiandola che normalmente è contenuta nella parte bulbare della palpebra stessa e si evidenzia come una massa rosso-rosata di dimensione variabile che fuoriesce da dietro la terza palpebra in posizione mediale, nella porzione dell’occhio rivolta verso il naso.

maya 1 Difficilmente una volta fuoriuscita ritornerà nella sua posizione naturale. Il fatto di non essere in sede e quindi la sua esposizione cronica determinerà infiammazione e ipertrofia (tenderà a ingrossare sempre più).
Non è ancora chiaro il perché, in primis risulta una debolezza del tessuto connettivo che ancora la ghiandola al tessuto periorbitale ventrale. Il prolasso si può manifestare in tutte le razze di cane e di gatto, però sembra che per alcune ci sia una predisposizione genetica: beagle, bloodhound, bulldog inglese e americano, shar-pei, cocker spaniel americano, chihuahua, lhasa apso, terranova, boxer, mastino napoletano e cane corso sono i più soggetti.
Solitamente il problema si manifesta entro i due anni di vita ed è bilaterale anche se il prolasso di una ghiandola rispetto all’altra non è simultaneo e possono intercorrere anche alcuni mesi.
La ghiandola della terza palpebra produce un terzo delle lacrime dell’occhio è questo determina la sua fondamentale importanza nella vita della cornea. La cornea, la parte trasparente dell’occhio, non presenta vasi sanguigni che ne comprometterebbero la trasparenza ma viene nutrita tramite l’ossigeno dell’aria e questo grazie alle lacrime. Se viene a mancare un terzo della lacrimazione gli effetti sulla trasparenza della cornea saranno devastanti e si arriverà ad avere un occhio opaco con la compromissione della vista.
Per queste ragioni la terapia d’elezione in questa patologia è quella chirurgica con l’ancoraggio della ghiandola. L’escissione della stessa è un caso limite del tutto sconsigliabile e si esegue in caso di presenza di tumori legati alla ghiandola stessa o alla terza palpebra.
Nello specifico vorrei parlare di un caso clinico.

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Maya cucciolo di 4 mesi di bulldog, da più di 20 giorni con la ghiandola della terza palpebra dell’occhio destro prolassata e infiammato.

In prima battuta eseguita terapia antinfiammatoria e antibiotica e riposizionata manualmente la ghiandola, essendo fuoriuscita da troppo tempo non ha sortito effetto e dopo alcuni giorni la situazione era punto a capo.
A questo punto si è optato per la chirurgia. La tecnica chirurgica comporta diverse opzioni e utilizza diversi tipi di ancoraggi.
In questo caso, essendo un cucciolo, ho optato per la realizzazione di una tasca congiuntivale all’interno della terza palpebra stessa in modo da poter avvolgere la ghiandola e permettendo ad essa di svolgere comunque la sua funzione nutritiva e di protezione.
In questo caso, come si evince dalle fotografie, il risultato è stato ottimale.
In altri casi bisogna ricorrere ad un ancoraggio più deciso utilizzando fili di sutura in nylon che non siano riassorbiti nel tempo.
Fondamentale è sempre il preservare la ghiandola per non avere problemi di CHERATITE SECCA negli anni futuri e la compromissione dell’occhio.