La tiroide negli animali e le patologie ad essa collegate


La tiroide

La tiroide è una ghiandola posizionata nel collo al di sotto della laringe destinata alla produzione di due ormoni, la tiroxina (t4) e la triioditironina (t3) i quali agiscono in tutto l’organismo dal metabolismo, all’accrescimento e in generale in molti apparati. Elencando i vari settori in cui agiscono gli ormoni, fondamentali nello sviluppo del sistema nervoso centrale nel feto.

Agiscono sull’apparato cardiovascolare quando sono in eccesso determinano aumento dei battiti (tachicardia) e irregolarità nella frequenza cardiaca e nella forza di contrazione del muscolo, in caso di carenza causano bradicardia (diminuzione dei battiti).

Sui polmoni stimolano la reattività degli stessi alle esigenze dell’organismo e quindi all’ossigenazione dei tessuti.

Nello sviluppo scheletrico sono fondamentali per la fissazione del calcio, in età pediatrica una carenza determina sviluppo ritardato dello scheletro.

La muscolatura liscia dell’intestino risente delle variazioni ormonali con diarrea o stipsi a seconda dell’eccesso o carenza.

Azione diretta nello stimolare la produzione di globuli rossi a livello del midollo osseo, uno dei primi segni di ipotiroidismo è l’anemia.

La pelle con tutte le sue ghiandole e le sue secrezioni è uno specchietto molto esteso della funzionalità tiroidea.

La tiroide interviene fondamentalmente sul metabolismo basale e questo è il segno clinico che principalmente si nota.

Infatti gli ormoni vanno direttamente a livello cellulare coordinando la produzione energetica.

In pratica si dice alla cellula quanta energia deve produrre o immagazzinare, da questo un eccesso di ormoni determinerà un metabolismo accelerato e quindi dimagramento, una mancanza di ormoni avrà l’effetto opposto con un accumulo di grassi nell’organismo e quindi il sovrappeso.

Ora affrontiamo le patologie legate alla carenza o all’eccesso di questi ormoni.

 

Ipotiroidismo nel cane

La causa più comune è l’ipotiroidismo primario per distruzione del tessuto della tiroide.

I segni clinici tendono a manifestarsi a distanza di 1/3 anni dall’inizio del processo.

Sono vari a seconda della razza e dell’età in cui si manifestano.

I segni cutanei sono i più evidenti al proprietario, si ha alopecia (mancanza di pelo) bilaterale simmetrica, non pruriginosa, che coinvolge di solito la testa e risparmia gli arti.

Tipica è la coda da topo che si presenta quasi senza pelo.

Associato a questo si ha seborrea e piodermite, quasi sempre con assenza di prurito se non ci sono agenti concomitanti quali parassiti esterni.

A questi sono associati normalmente segni di letargia, di incremento ponderale e assenza di poliuria e polidipsia (aumento della sete e della pipì).

Otite esterna cronica e canna nasale nera sono altri segni tipici.

Nella pratica clinica le tre ragioni principali per cui un cane viene portato dal veterinario sono legate alla mancanza di pelo considerevole e bilaterale, all’aumento di peso non responsivo alle diete e alla coda da topo.

L’abbassamento del metabolismo e dell’attività non viene notata dal proprietario il quale però si accorge di quando il cane torna alla normalità.

La diagnosi è legata alla ricerca degli ormoni in circolo, alla loro concentrazione e alla risposta alla terapia.

Solitamente con una giusta terapia ormonale l’animale torna allo stato pre ipotiroidismo, la terapia però è per tutta la vita e il dosaggio dei farmaci si basa inizialmente sul peso ma in seguito sulla risposta del soggetto. Il prodotto usato è la levotiroxina sodica a dosaggi molto più alti rispetto a quelli umani somministrata ogni dodici ore per tutta la vita dell’animale.

 

Bisogna dedicare un minuto alla cosiddetta sindrome dell’eutiroide malato dove si ha una soppressione delle concentrazioni sieriche di ormoni tiroidei in cani affetti da altre patologie.

Cardiache, forti anemia, patologie cutanee e anche assunzioni di farmaci quali glucocorticoidi, fenobarbitale (animali epilettici) o sulfamidici.

Da questo si evince che una diagnosi precisa non si deve basare solo sugli esami del sangue ma anche sui segni clinici e sulla risposta alla terapia. Il laboratorio aiuta ma la risposta del peloso conferma il nostro iter diagnostico.

 

Ipertiroidismo nel gatto

Di segno diametralmente opposto è l’ipertiroidismo che colpisce quasi esclusivamente il gatto.

Esso è legato quasi sempre ad una alterazione cronica intrinseca di uno o di entrambi i lobi della ghiandola. Si riscontra ad un esame dell’organo la presenza di uno o più noduli che sono tendenzialmente riportabili ad un adenoma multinodulare, un tumore benigno che quindi non da metastasi e rimane in loco ma che degenera comunque il tessuto della ghiandola e stimola una iperproduzione degli ormoni.

In più autori ritengono che l’alimentazione commerciale sia alla base di questo problema ma a tutt’oggi non ci sono studi certi e risposte univoche.

L’età media è intorno ai 13 anni anche se a partire dai 4 anni si possono già avere dei segni.

I segni tipici che spingono il proprietario a portare il proprio gatto alla visita sono perdita di peso molto evidente pur con l’animale che mangia addirittura di più del normale, irrequietezza e iperreattività.

In alcuni casi pelo poco curato, vomito e diarrea.

Può essere presenta anche aggressività che tende a rientrare con la giusta terapia.

Essendo una patologia cronica gli organi nel corso degli anni hanno subito un continuo stress legato agli ormoni questo porta ad una cardiomiopatia da tireotossicosi, una nefropatia cronica, infezioni delle vie urinarie, ipertensione sistemica e patologie del tratto gastro enterico.

Tutte patologie che possono migliorare anche con il giusto apporto di ormoni ma che purtroppo lasciano gli organi in qualche modo lesionati.

La terapia può essere chirurgica, medica o dietetica.

Solitamente la chirurgica la pongo come ultima spiaggia, preferisco intervenire con la dieta.

Il gatto non deve più assumere iodo tramite gli alimenti, ma questo è praticamente impossibile,

Bisogna ricorrere ad una dieta commerciale specifica la y/d della hills e il gatto non deve mangiare assolutamente nient’altro.

La terapia farmacologica si esegue con il metimazolo che può venire somministrato sia per via orale o con preparazioni galeniche per via transdermica con applicazioni sulla parte interna del padiglione auricolare.

La terapia medica presenta molte contro indicazioni, ma se il soggetto risponde positivamente la vita del gatto torna ad essere accettabile.

 

Sia l’ipotiroidismo che l’ipertiroidismo portano a mutazioni caratteriali che non vengono subito repertate dal proprietario ma che l’animale vive in prima persone e che lo debilitano soprattutto da un punto di vista di interazione con il mondo che lo circonda.
Per questo è una patologia subdola che non dev’essere mai sottovalutata e un esame del sangue alla presenza anche di un solo segno clinico è sempre consigliabile.